venerdì 17 marzo 2017

La Lanterna di Genova


Genova è conosciuta da molti come la"città della lanterna" in quanto il faro costituisce, insieme alla Cattedrale di San Lorenzo ed alla fontana di Piazza De Ferrari, uno dei suoi simboli più famosi. E' però abbastanza raro che qualche turista decida di venire a Genova con l'obiettivo primario di visitare la Lanterna, relativamente scomoda da raggiungere rispetto al centro storico ed alle solite mete turistiche.




Alcune fonti fanno risalire la costruzione di una prima torre sul promontorio di Capo di Faro al 1128, con una struttura piuttosto simile a quella attuale, composta da tre tronchi merlati sovrapposti. Un'antica leggenda vuole che il costruttore di questa torre, una volta terminata l'opera, sia stato gettato nel vuoto per impedirgli di realizzare una costruzione simile altrove. Sulla cima della torre venivano bruciati steli secchi di erica o di ginestra fino a quando, nel 1326, vennero sistemate sulla sommità le prime lampade ad olio. Nel 1940 fece la sua comparsa alla sommità della torre inferiore, ad opera del pittore Evangelista di Milano, lo stemma del comune di Genova. Nei primi del Cinquecento Genova era governata dai francesi e Luigi XII volle costruire proprio a Capo di Faro una fortezza da cui controllare la città, la fortezza della Briglia. Durante una insurrezione per liberarsi dalla dominazione francese i genovesi bombardarono la Briglia; anche la lanterna ne uscì malconcia e per una trentina d'anni rimase spenta. Nel 1543 la lanterna venne finalmente ricostruita ed assunse l'aspetto definitivo con il quale la conosciamo ai giorni nostri, con i suoi 77 metri di altezza, 117 metri sul livello del mare.




Nel 2001, con l’intento di collegare la città con il suo simbolo, venne venne costruita la passeggiata della Lanterna. Un percorso di circa 800 metri lungo le mura seicentesche ed ottocentesche che si affaccia sul Porto di Genova e che in qualche modo lo restituisce alla città.




Per chi arriva in auto a Genova il parcheggio più vicino è quello del vicino Terminal Traghetti, posto a poche decine di metri dall'inizio della passeggiata. Consiglio ligure per non pagare il parcheggio: prendendo un caffè o acquistando un prodotto all'interno della vicina galleria commerciale, sarà possibile ottenere due ore e mezza di sosta gratuita.
Arrivando in treno, per evitare una camminata abbastanza lunga dalla stazione, consiglierei di utilizzare la metropolitana fino alla stazione Dinegro, a poche centinaia di metri dall'inizio della passeggiata.


Prima di iniziare la passeggiata non dimenticate di scaricare sul vostro Smartphone l'App della Lanterna di Genova che raccoglie informazioni tecniche e storiche e che vi guiderà attraverso un "tour interattivo" nel corso della vostra visita. Lungo tutto il percorso della passeggiata si trovano inoltre numerosi cartelli informativi che, attraverso testi ed immagini, raccontano ai visitatori la storia della Lanterna e dell'area portuale genovese. Una volta percorsa la passeggiata si arriva alla biglietteria dove si può scegliere di visitare il solo parco (godendo della vista su Genova ed ammirando la Lanterna dal basso) oppure si può decidere di visitare il parco ed il museo e salire i primi 172 gradini della Lanterna. L'accesso alla parte superiore, trattandosi di un'area della Marina Militare, è interdetto. L'immagine sottostante vi mostra quello che vi apprestate a scalare... un bel respiro profondo ed inizia la salita. Non fatevi prendere dall'entusiasmo e dalla fretta di arrivare in cima, 172 gradini vanno affrontati con la giusta calma, senza slanci. 




La splendida vista sulla città e sul porto vi ripagherà ampiamente della fatica.




Vorrei spendere ancora due parole sulla nuova illuminazione a LED della lanterna. Si tratta di un progetto realizzato grazie a SLAM che, in occasione dei 690 anni (1326 - 2016) dal posizionamento del primo lumino ad olio, ha regalato alla Lanterna una illuminazione che "veste" le facciate della torre con un gioco di sfumature colorate. 

La sera del 14 Marzo, grazie a SLAMGenova TurismoLanterna di Genova ed IGERS Genova, io ed un gruppo di Igers genovesi abbiamo potuto assistere all'accensione del nuovo sistema di illuminazione e godere da vicino questo magnifico ed emozionante spettacolo fatto di luci e musiche.





 





Spero con questa breve lettura di avere stimolato la curiosità di qualcuno; di quei genovesi che, abituati alla sua presenza, non si sono mai spinti a visitare il simbolo della propria città... e di quei turisti che hanno voglia di aggiungere una ulteriore tappa, forse un po' insolita, all'elenco delle tante bellezze cittadine.


martedì 15 novembre 2016

Herb Ritts – Garage portrait

Chi mi conosce lo sa, ho parlato spesso di questa foto e della sua storia ed in più occasioni le ho dedicato uno spazio sui forum fotografici che ho frequentato ed amministrato. Ho pensato dunque di "regalarle" un posto speciale utilizzandola per aprire questo blog.
Definirla una "grande foto" potrebbe sembrare una forzatura ma leggendo la sua breve storia e guardando a posteriori come sia stata in grado di modificare la vita di due persone... non possiamo esclamare altro che "si, è una grande foto". E' anche l'occasione per conoscere qualcosa di un grandissimo della fotografia legata al mondo della moda, Herb Ritts.
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Herbert Ritts, figlio di un facoltoso imprenditore nel campo della mobilia e di una interior designer, nacque nella periferia di Los Angeles il 13 agosto del 1952. Studiò economia e storia dell'arte presso il Bard College di New York per poi tornare ad aiutare il padre nelle sue aziende. In questi anni maturò un sincero interesse per il mondo della fotografia ed iniziò ad approfondire questa materia iscrivendosi ad alcuni corsi serali. Crescendo nelle vicinanze di Hollywood ebbe la fortuna di incontrare e frequentare personaggi noti del cinema e giovani aspiranti attori: Steve McQueen era suo vicino di casa, il giovanissimo ed allora sconosciuto Richard Gere un suo caro amico. Da qui una delle caratteristiche che contribuirono al suo successo, il saper instaurare con le celebrità un certo tipo di rapporto, il saperle tranquillizzare davanti al suo obiettivo facendosi asecondare nelle sue richieste.
La prima grande occasione fotografica si presentò a Ritts nel 1977 durante un viaggio in auto attraverso il deserto insieme all'amico Richard Gere. Nei pressi di San Bernardino i due furono costretti a fermarsi a causa di una foratura. Gere, jeans e canottiera bianca, sigaretta in bocca, sostituiva la ruota e Ritts approfittò per scattare alcune fotografie. Tempo dopo queste fotografie vennero utilizzate per promuovere il film American Gigolò e vennero pubblicate nello stesso mese da riviste come Mademoiselle, Vogue ed Esquire. La forza di questi scatti contribuì a creare l'immagine di Gere e procurò a Ritts diverse importanti offerte di lavoro.
Nel 1981 fotografò Brooke Shields e le foto furono giudicate talmente belle da meritare la copertina di ottobre della rivista Elle. Nello stesso anno fotografò Olivia NEwton-John per la copertina dell'album Physical e cinque anni dopo replicò lo stesso scatto con Madonna come protagonista, per la copertina dell'album True Blue.
Molti ritengono che Ritts abbia rivoluzionato la fotografia di moda aprendosi a foto di nudo di buon gusto e non volgari, creando attorno ai suoi soggetti il "mito di sex symbol". Influenzato dagli dagli studi sulla storia dell'arte è stato capace di ispirarsi alle sculture greche trasferendo quei concetti sui suoi modelli statuari da scolpire ulteriormente con la luce. E' stato uno dei primi a fotografare uomini gay e realizzare scatti con due uomini ed in questo modo ha potuto aprire provocatoriamente la strada a tante soluzioni che vediamo oggi applicate alla fotografia nel campo della moda. Alla prematura scomparsa, avvenuta nel 2002 all'età di soli cinquant'anni a seguito delle complicanze di una polmonite, sopravvivono le splendide fotografie scattate durante l'arco della sua carriera.

sabato 21 dicembre 2013

L'ora del paté - Idee per Natale

Un paio di settimane fa l'amico Andrea ha annunciato sul suo blog "La cucina per principianti" che nel pomeriggio si sarebbe svolta presso la libreria Feltrinelli di Genova  la presentazione del libro "L'ora del paté". Purtroppo impegni di lavoro mi hanno impedito di essere presente all'evento, ma Andrea mi ha incuriosito e sono andato a leggere qualche informazione sul libro, sulla sua storia e sull'iniziativa benefica ad esso legata.


Il libro prende spunto da una delle tante iniziative di menuturistico.com che, tempo fa, vide sfidarsi numerosi bloggers sul tema dei paté. Per chi non o sapesse, MTC è acronimo di Menu Turistico Challenge, pratica molto in voga negli Stati Uniti dove food bloggers si sfidano periodicamente proponendo ricette su un tema assegnato e dove poi il vincitore dovrà scegliere il tema per la nuova sfida da lanciare sul proprio blog. Non voglio fare un "copia ed incolla" di quanto già esaurientemente scritto da altri e vi invito a leggere l'apassionante storia di questo libro direttamente sulla pagina dedicata proprio sul blog di MTChallange.





Con questo libro la community MTChallange sostiene il progetto Cuore di bimbi dell'associazione Aiutare i bambiniNel mondo ogni anno nascono 1 milione di bambini affetti da cardiopatie congenite, di cui 800.000 non hanno nessuna speranza di sopravvivere perché nascere con una grave cardiopatia in un Paese povero significa essere condannati a morte. "Cuore di bimbi" è iniziata nel 2005 con Elvis, un vivacissimo bambino africano di 8 anni. Nell’autunno del 2005 Elvis è stato operato al cuore con successo in Italia ed oggi sta bene ed è tornato nel suo Paese, lo Zimbabwe.






Qualche informazione sul libro:

Titolo: L'ORA DEL PATE'

Pagine: 144
Costo: 18,00 euro
Casa editrice: SAGEP EDITORI - Genova
Curatrice: Alessandra Gennaro,foodblogger e ideeatrice dell'MTChallenge.
Le illustrazioni sono di Roberta Sapino (Le Chat Egoiste) e le fotografie sono di Sabrina de Polo.




Io ho acquistato proprio questa mattina il libro e sono rimasto affascinato dalla grafica simpatica ed accattivante, dalle belle foto e dai contenuti si assoluto interesse. Il libro puà essere un'ottima idea per un regalo di Natale, come nel mio caso, ma anche l'occasione per imparare tantissime ricette da proporre proprio in occasione dei pranzi e delle cene che durante queste festività ci vedranno seduti a tavola con parenti ed amici. In entrabe i casi, sia che lo regaliate o che lo utilizziate per cucinare qualcosa nelle feste, la bella figura è assicurata... accompagnata dalla bella sensazione di aver contribuito, con questo piccolo gesto, al benessere qdi qualche bimbo in difficoltà. Con l'occasione ringrazio anche Andrea per la preziosa segnalazione e, se siete curiosi nei confronti della cucina ma alle prime armi come me, vi invito a leggere le pagine del suo blog "La cucina per principianti".

Buon Natale e Felice anno nuovo a tutti voi
Flavio



Fonti fotografiche: tutte le immagini utilizzate per la realizzazione di questo post provengono dalla pagina del blog di MTC dedicata alla presentazione del libro





martedì 26 novembre 2013

Genova: Robert Doisneau “Paris en liberté”



Fino al 26 gennaio 2014, al Palazzo Ducale di Genova, sarà possibile visitare la mostra del celebre fotografo Robert Doisneau “Paris en liberté”.

La mostra espone oltre duecento immagini scattate da Doisneau tra il 1934 ed il 1991, suddivise per tema in una sorta di passeggiata tra le vie ed i personaggi della sua Parigi. I suoi soggetti preferiti sono proprio le persone che popolano le strade della città, donne, uomini, bambini, animali ed automobili, catturati mentre vivono più o meno freneticamente la propria quotidianità. Le foto scattate negli atelier di moda sono poche, proprio ad indicare quanto poco Doisneau amasse quel mondo.

Ho visitato la mostra un paio di settimane fa e non posso fare altro che consigliarla a tutti gli amanti di fotografia (ovviamente) oltre che a tutti coloro che amano Parigi e sognano di immergersi in quella realtà facendo un tuffo indietro nel tempo attraverso le bellissime fotografie di Doisneau. Le mie impressioni sono assolutamente positive. Si articola su una superficie ampia che non costringe ad essere costantemente gomito a gomito con gli altri visitatori. Nel prezzo del biglietto è compresa una audioguida ben realizzata che però, in alcune fasi, si perde un po’ nella descrizione di fatti o persone che poco hanno da aggiungere alla vita del fotografo… talvolta è meglio saltare avanti. Efficace la selezione delle fotografie che mostrano i diversi aspetti e periodi del persorso fotografico di Doisneau.

La mostra è a mio avviso un’ottima occasione per una visita alla bellissima città di Genova. Chi arriva in treno potrà scegliere tra la stazione di Genova Piazza Principe o quella di Genova Brignole. In funzione della stazione, la strada per arrivare a Palazzo Ducale (sede della mostra) offrirà un percorso attraverso le vie storiche di Genova ed i suoi antichi e bellissimi palazzi (Via Garibaldi), oppure attraverso la via principale dello shopping cittadino (Via XX Settembre). Di seguito le mappe con i percorsi tracciati su Google Maps (potete sfruttarli per la visualizzazione diretta sul vostro smartphone se disponete dell'applicazione Maps di Google). Dimenticavo... Appena partiti da Brignole per Via xx Settembre si passa per Via S. Vincenzo dove, proprio poche decine di metri dopo averla imboccata, si trovano alcune panetterie focaccerie dove è possibile gustarsi l'inimitabile focaccia.

Persorso dalla stazione Genova Piazza Principe: -> mappa
Persorso dalla stazione Genova Brignole: -> mappa

Per chi arriva in auto in autostrada, l'uscita da prendere sarà quella di Genova Ovest, quindi si dovrà percorrere tutta la sopraelevata (che permette di gustarsi una impareggiabile vista della città) uscendo alla Foce (la zona della fiera dove si tiene il Salone Nautico) e quindi dirigersi nell'ampio parcheggio di Piazza della Vittoria. Dal parcheggio si potrà raggiungere Palazzo Ducale con una passeggiata di pochi minuti attraversando la bellissima Via xx Settembre, con i suoi portici ed i suoi negozi. 

Percorso in auto da Genova Ovest al parcheggio di Piazza della Vittoria: -> mappa
Percorso dal parcheggio di Piazza della Vittoria a Palazzo Ducale: -> mappa

Auguro a tutti una piacevole visita alla mostra ed un altrettanto interessante e gradevole giro tra le vie della città.

A presto,
Flavio











lunedì 4 novembre 2013

Le foto per gli altri - prima parte

Per qualche mese sono mancati il tempo e la voglia per mandare avanti il blog e, più in generale, per "vivere" la rete nel modo in cui ero abituato a farlo. Ho sentito la necessità di staccare per un po' la spina dalla parte attiva (raccogliere materiale, preparare i post, commentare...) ritagliandomi uno spazio dietro le quinte e continuando a leggere e trarre utili informazioni e spunti senza però comparire, tranne in rare occasioni. Con il passare delle settimane però è diventato sempre più difficile ricominciare a scrivere... "di chi, di cosa parlo?" La mia più grande passione offre migliaia di argomenti da approfondire e raccontare, tuttavia nelle ultime settimane ho vissuto una sorta di blocco dal quale è stato difficile venir fuori. Mi sono caduti gli occhi sil libro "Diana by Testino" che avevo tirato fuori giorni fa rimettendo in ordine la libreria e così ho iniziato a raccogliere materiale proprio su quelle foto e sul rapporto speciale che si era instaurato tra il fotografo e l'eccezionale modella, Lady D. 

Poi una mezz'ora fa ho iniziato a rileggere tutto il lavoro, a pensare a Testino e ad una forma di epidermica antipatia che, pur stimando enormemente il suo lavoro, ho provato nei suoi confronti in alcune occasioni. Forse non era poi una grande idea ricominciare a scrivere parlando proprio di lui... potrò farlo in futuro.

Ho iniziato a scrivere questo post dopo la mezzanotte di ieri, troppo tardi per riscrivere un nuovo articolo. Allora ho deciso di "fare un regalo a me stesso" lasciando che a parlare siano un paio di fotografie scattate al matrimonio di un amica. "Fare un regalo a me stesso" nel senso che sempre più spesso mi rendo conto della difficoltà di realizzare belle immagini per me e per il gusto di farle, senza una precisa richiesta... forse veder pubblicata qualche mia foto (anche se si tratta del mio blog), mi farà ritrovare un po' di entusiasmo, fiducia ed ispirazione.






Una promessa, anche questa volta a me stesso: non passeranno altri mesi prima del prossimo post. Magari tornando a parlare di qualcuno che attraverso la fotografia ha saputo fare qualcosa di importante.

A presto :)
Flavio





lunedì 15 luglio 2013

L'ultimo giorno d'inverno

"Quello di oggi è un post molto diverso dal solito, che di frivolo ha ben poco, anzi proprio nulla!"

Queste le parole d'apertura di un post letto un paio di settimane fa su Frivolezze provinciali, blog dove Margherita tratta abitualmente temi meno impegnativi e certamente più leggeri, dove racconta di moda e cucina e dove, attraverso le sue foto, ci mostra frammenti della sua vita.

Proprio per questo motivo quelle parole mi hanno colpito particolarmente ed incuriosito. In quelle poche righe ho potuto conoscere qualcosa di Anna Paola, sorella di Margherita, ed ho fatto la conoscenza con una malattia di cui non avevo mai sentito parlare, la glicogenosi. 

Le malattie rare... oltre ad essere tali sono anche sconosciute ai più, almeno fino a quando la nostra vita, per qualche strano caso del destino, non ci fa incrociare con qualche persona che ne è affetta; può essere un parente o un amico, il collega della scrivania accanto, una persona sconosciuta di cui leggiamo qualcosa su un giornale. Questo è lo strano modo in cui il destino mi ha fatto incrociare con questo strano nome, glicogenosi, quando in una mattina come tante altre pensavo di leggere qualcosa di frivolo aspettando il rientro di un collega dalla pausa caffè. 

Ho acquistato il libro e l'ho letto con grande interesse. Un Interesse che presto è stato superato dallo stupore nel trovarmi davanti ad una ragazza che a soli diciassette anni è stata capace di scrivere queste cose dimostrando un grado di maturità che molti, io per primo, non raggiungono neppure al doppio della sua età. Sulla  base delle differenti sensibilità di ciascuno, il libro può toccare corde diverse, favorire determinati ragionamenti, dare qualche risposta ai piccoli e grandi problemi del quotidiano. Si può capire che è stupido prendersela per certe futili cose che ci accadono tutti i giorni; che è possibile convivere con certi gravi problemi e provare ad accettarli. Dubito si possa leggere questo libro senza imparare qualcosa, senza fare almeno una piccolissima riflessione sulla propria vita. Io, oltre alle cose che ho appena scritto, sono rimasto particolarmente colpito dalle prime pagine, da quelle dove Anna Paola spiega perchè le piace il colore bianco. Chi mi conosce e conosce le mie foto sa che io adoro il bianco; nelle mie inquadrature lo cerco con forza ogni qualvolta mi sia possibile, ma non mi sono mai interrogato sulle ragioni di questa preferenza. Forse Anna Paola mi ha fornito una spiegazione ed anche voi, leggendo il suo libro, potreste scoprire qualche curiosità su voi stessi.

Non posso dire di aver capito qualcosa di Anna Paola e dei suoi stati d'animo, di come si sente a causa della sua malattia; ho sempre pensato che certe cose possano essere comprese a fondo solo quando le si vive in prima persona. Però ho capito qualcosa in più di me stesso e del mio modo di essere e spero che questo possa essermi utile per modificare alcuni aspetti del mio carattere. 

Per concludere senza annoiarvi ulteriormente con le mie parole (parole spesso leggere e non certo all'altezza di quelle usate da Anna Paola nel suo bel libro)... tutti possiamo fare un piccolissimo passo per aiutare lei e le persone che si trovano costrette a convivere con una così grave malattia. Acquistando il suo libro una piccola parte del ricavato verrà destinato alla Associazione Italiana Glicogenosi che sostiene i pazienti italiani affetti da questa malattia.

Il libro può essere acquistato in forma cartacea o digitale sul sito dell'editore [-> Tecnichenuove.com] o su Amazon [-> Amazon.it].

Auguro alla giovane Anna Paola di poter pubblicare presto altri libri, sarebbe sinonimo di tante cose per lei importanti, ed approfitto per ringraziare sua sorella Margherita che attraverso le pagine del suo blog mi ha fatto incrociare con questo delicatissimo tema.








mercoledì 19 giugno 2013

L'immortalità e l'importanza della fotografia

"Einstein, rivolgendosi ai giovani, disse loro: "Tenete bene a mente che le cose meravigliose che imparate a conoscere nella scuola sono opere di molte generazioni: sono state create in tutti i paesi della terra a prezzo di infiniti sforzi e dopo appassionato lavoro. Questa eredità è lasciata ora nelle vostre mani, perché possiate onorarla, arricchirla e un giorno trasmetterla ai vostri figli. E così che noi, esseri mortali, diventiamo immortali mediante il nostro contributo al lavoro della collettività". Riflettete su questo appello a voi indirizzato."

Questo era il titolo del tema di Italiano che sviluppai all'esame di maturità. Una frase che mi colpì moltissimo e con la quale in questi anni mi sono confrontato in più occasioni. Quando si è ragazzini si fanno dei sogni ed alcuni di questi, qualora dovessero realizzarsi, potrebbero garantire in qualche modo l'immortalità di cui parlava Einstein; si sogna di diventare medici o ricercatori e di sconfiggere una malattia rara, di diventare astronauti e di essere i primi a sbarcare su Marte. Si sogna di maturare esperienze che un domani potranno costituire un prezioso bagaglio per figli o nipotini. Poi si cresce e ci si rende conto che per mille ragioni quei sogni sono potranno avverarsi ed in qualche modo, se ci si ferma a pensare, si può rimanere un po' spiazzati.

Così se un giorno il destino, all'esame di maturità, fa incrociare la nostra strada con quella frase di Einstein, succede che prima o poi ci si trova a ragionarci sopra e ci si debba in qualche modo fare i conti. Io non ho figli cui trasmettere qualcosa, sia in senso materiale che a livello di valori o conoscenze. Non possiedo abilità tali da permettermi di realizzare qualcosa per cui passerò alla storia. Eppure proprio grazie alla mia più grande passione, quella per la fotografia, mi sono reso conto che il piccolo miracolo dell'immortalità è possibile, ed è accessibile a tutti. Più volte, scattando foto ai matrimoni di amici, mi sono trovato a ripensare all'album di nozze dei miei genitori, a quante volte negli anni lo abbiamo sfogliato insieme ricordando persone care, persone a volte scomparse, tra cui il fotografo stesso. 


Capita che una mattina al caffè la mia amica e collega Michela mi racconti di aver riguardato insieme alla sua bimba alcune foto che io ho scattato al suo matrimonio e mi dica che la piccola, quando deve parlare di me, mi ricorda come "quello che ti ha fatto le foto al matrimonio". Quando la piccola Aurora, fra cinquant'anni, mostrerà ai propri bimbi le foto di mamma Michela il giorno delle nozze, ci sarà un pezzetto di me, io continuerò ad essere "quello che ha fatto le foto al matrimonio di nonna Michi"... in qualche modo anche io mi sono garantito un po' di immortalità.